
Vetro, alluminio, PET e multistrato: qual è il materiale più sostenibile?
Quando si parla di imballaggi sostenibili, la domanda è sempre la stessa: qual è il materiale più ecologico? Vetro, alluminio, PET e multistrato poliaccoppiato sono tra i più diffusi per il confezionamento di cibi e bevande, ma le loro performance ambientali non sono tutte uguali. Sai quale sia il più sostenibile?
Vetro
Uno studio realizzato dal professor Vincenzo Maria Sglavo dell’Università di Trento ha evidenziato come il vetro sia il materiale più sostenibile dal punto di vista del riciclo, con un tasso stimato dell’81,9% nel 2024 e picchi del 90% per le bottiglie scure. A differenza di plastica e alluminio, può essere riutilizzato e riciclato infinite volte senza perdere qualità, riducendo così il consumo di risorse vergini.
Dal punto di vista ambientale, la produzione di vetro vergine richiede meno energia rispetto ad altri materiali, genera minori emissioni di CO₂ (600 grammi per kg di vetro prodotto) e ha un consumo d’acqua di appena 14 litri per kg. Numeri che lo rendono imbattibile rispetto al multistrato e all’alluminio, che consumano rispettivamente 1.350 litri e 1.000 litri di acqua per kg.
PET
ll PET è la plastica più usata per le bottiglie e i contenitori alimentari, ma il suo tasso di riciclo è ancora lontano dai numeri del vetro e dell’alluminio: nel 2022 era fermo al 60%. Il problema principale del PET è la dispersione ambientale: molte bottiglie finiscono nell’ambiente o negli inceneritori anziché nel sistema di riciclo.
Un altro aspetto critico riguarda la qualità del riciclato: il PET, infatti, non può essere riciclato all’infinito senza perdere caratteristiche meccaniche, motivo per cui la maggior parte della plastica riciclata non viene reimpiegata nella produzione di nuove bottiglie, ma in altri settori (tessile, edilizia, ecc.).
Alluminio
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L’alluminio è un altro materiale altamente riciclabile, con una filiera ben strutturata. Tuttavia, il processo di riciclo presenta criticità, come la necessità di separarlo accuratamente dagli altri metalli e il rischio di ossidazione, che può ridurne la qualità. L’alluminio riciclato richiede molta meno energia rispetto a quello vergine e, proprio per questo, rappresenta una soluzione valida per il packaging.Il suo punto debole? L’alto consumo d’acqua e il costo ambientale della produzione iniziale. Sebbene la lattina sia leggera e facilmente trasportabile, il ciclo produttivo dell’alluminio è tra i più energivori.
Multistrato poliaccoppiato
Il multistrato (da molti conosciuto come Tetrapak che invece è un marchio che lo produce) è il materiale meno riciclabile tra i quattro esaminati. Questo tipo di imballaggio, che combina plastica, alluminio e carta, è difficile da separare e richiede impianti specializzati per il recupero. In Italia, solo due cartiere sono attrezzate per il riciclo di questa frazione, rendendo il processo complicato e costoso.Il tasso di riciclo non supera il 40%, e solo la carta viene recuperata in modo efficace. Inoltre, il multistrato è il materiale con il maggiore consumo d’acqua (1.350 litri per kg), un dato che lo rende insostenibile nel lungo periodo.
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