Una importante mostra che approfondisce la conoscenza di un materiale affascinante come il vetro

Dopo mesi di attesa a causa delle chiusure dovute all’emergenza sanitaria, il Museo civico Garda apre le sue porte pubblico. Fino al 18 aprile offre l’opportunità di ammirare nelle proprie sale alcuni autentici capolavori dell’arte vetraria. La mostra porta il nome di “Vitrum. Salla sabbia alla luce. Scienza, storia e arte del vetro dalla scoperta ai nostri giorni“, realizzata dal Comune di Ivrea con il contributo della Fondazione Guelpa, della Fondazione Crt e della Regione Piemonte. Si aggiunge il patrocinio di Aihv – Association internationale pour l’histoire du verre, Comitato Nazionale Italiano.

La mostra mira ad approfondire la conoscenza di un materiale affascinante come il vetro, poco rappresentato nelle collezioni museali, attraverso l’accostamento di reperti archeologici con opere d’arte provenienti da vari contesti, prossimi o lontani nello spazio e nel tempo. Un’esposizione trasversale di grande portata storica e artistica, che dall’archeologia giunge fino all’arte contemporanea.

L’esposizione è il frutto di un intenso lavoro di ricerca e collaborazione con i maggiori istituti e musei nazionali. “La mostra, diffusa lungo tutte le sezioni del museo, permette di creare un dialogo tra antico e presente, e stimola inediti accostamenti e sublimi confronti che siamo certi potranno riempire di bellezza lo sguardo dei visitatori ed essere fonte di ispirazione per artisti e studiosi” – dichiara Paola Mantovani – Direttore del Museo Pier Alessandro Garda.

La mostra Vitrum, grazie al comune denominatore del vetro, ha permesso di realizzare un’esposizione trasversale di grande portata storica e artistica.

L’allestimento, particolarmente curato, ha l’obiettivo di coinvolgere il visitatore in un’esperienza immersiva ed emozionale, che affida alla luce e ai colori il compito di dare voce e forma al racconto racchiuso nel vetro.

La prima parte della mostra si pone in continuità con la sezione archeologica permanente del Museo, mirando ad arricchirne il panorama sulla vita quotidiana, le produzioni e i commerci dalla preistoria al medioevo grazie all’eccezionale occasione di presentare per la prima volta al pubblico i reperti in vetro rinvenuti nel 2019 nella necropoli di Volpiano, integrati da una scelta di alcuni tra gli oggetti vitrei più significativi delle collezioni museali piemontesi, che consentono di ampliare l’arco cronologico dell’esposizione fino alle soglie del Rinascimento.

Nella seconda sezione, con un salto temporale, ma seguendo il filo delle affinità tecnologiche, è rappresentata la produzione delle vetrerie muranesi del Novecento, attraverso le opere di tre grandi geni artistici: Vittorio Zecchin, Napoleone Martinuzzi e Carlo Scarpa, al quale è oggi possibile attribuire un vaso della collezione Guelpa – Croff.

Chiude la mostra uno sguardo sulla contemporaneità italiana e straniera che, mediante le opere di due artisti giapponesi, istituisce un legame con quattro vetri dipinti, della collezione orientale del Museo, recentemente restaurati.