L’origine (poco trasparente) del vetro
La leggenda dell'invenzione del nostro prezioso materiale
Abbiamo a lungo parlato del vetro come perno attorno al quale ruoterà, con tutta probabilità, il nostro futuro. In un’epoca di transizione ecologica, di obiettivi green e di crescente attenzione alla cosiddetta economia circolare, il nostro materiale preferito mostra tutto il suo splendore. Al vetro bisogna infatti necessariamente guardare, se si vuole raggiungere un minor impatto ecologico e realizzare una società, e un commercio, maggiormente sostenibili.
La storia del vetro
Prendiamoci allora un momento per chiederci: questo oro trasparente da dove viene? Quali sono le sue origini? Abbiamo già accennato alla sua storia, che coinvolge l’Europa mediterranea e il Medio Oriente. Sappiamo che il vetro ha da sempre provocato un enorme fascino in chi lo utilizzava e costruiva. E, attorno ad esso, si sono subito create miti e leggende. Del resto, come resistere al suo ammaliante e traslucido mistero? Fra tutti gli elementi e materiali disponibili, risultava sicuramente degno di nota: differente tanto dalla pietra, quanto dal legno e dalle fibre per via della sua leggerezza, resistenza e dei suoi particolari giochi di luce.
Se i primi reperti di pasta vitrea sembrano risalire addirittura al quarto millennio avanti Cristo, è anche vero che mancavano proprio della trasparenza, caratteristica principe del vetro come lo conosciamo oggi. Il vetro era, allora, un materiale ancora opaco, e spesso colorato di turchese o ocra. Non ci metterà però molto a farsi strada, come perfetto materiale d’utilizzo. Per via delle sue intrinseche qualità, risulta (ieri, come oggi) perfetto per contenere e conservare gli alimenti e i materiali più preziosi, da proteggere dal deperimento.
Un primo trattato sulla tecnica del vetro, contenente rudimentali istruzioni per la sua lavorazione e rifinitura, risale invece al primo millennio avanti Cristo. Composto da tavolette con caratteri cuneiformi, il documento (mesopotamico) raccontava della grande produzione di vetro contemporanea, e testimoniava delle nuove scoperte nell’arte.
Ma è in epoca romana che si afferma la tecnica della soffiatura, tanto più simile a quella attuale. Ed è ancora in epoca romana che il vetro diventa di utilizzo comune (perfino i soldati imperiali portavano con loro manufatti in vetro, durante le spedizioni!). E che, soprattutto, il vetro diventa anche parte integrante dell’architettura. Cicerone scriveva: “è ben povero chi non possiede una casa tappezzata con placche di vetro!”. Ed è il grande studioso e scrittore Plinio che racconta, infatti, delle magiche e appariscenti volte in vetro che decorano le terme di Agrippina…
Invenzione di una scoperta
Sempre da Plinio proviene la prima “grande” leggenda su questo prezioso e imprescindibile materiale. Dovendo spiegare al proprio pubblico l’invenzione del vetro, Plinio architetta una storia tanto fantasiosa quanto in realtà per certi versi plausibile. Come ogni storia degna di questo nome, anche la storia del vetro coinvolge una nave, una tempesta e un naufragio.
I poveri naufraghi in questione sarebbero stati dei mercanti; colpiti dalle intemperie e arrivati sulla costa Fenica, sfuggiti all’emergenza, avrebbero anzitutto cercato di accendere un fuoco, per trovarvi ristoro. Come scaldare le poche pietanze salvate dalle onde, o raccolte sulla spiaggia? I mercanti superstiti avrebbero poggiato il cibo da cuocere su dei blocchi di soda minerale, che Plinio definisce natron. Questo materiale, scrive ancora Plinio, era infatti parte integrante del loro carico mercantile. Ma ecco che i “treppiedi”, a contatto con la sabbia della spiaggia e con il calore del fuoco, si sarebbero fusi, ed avrebbero dato origine al “primo” vetro. Nel buio della notte si sarebbe levato un chiarore, e fra le braci i mercanti avrebbero intravisto un oggetto luccicante:
«I mercanti riversatisi sulla spiaggia cominciarono a preparare le cibarie, ma non essendovi pietra adatta a sostenere il focolare, posero sotto i calderoni dei pani di soda che avevano preso dal loro carico. Ma quando li accesero dopo che erano stati impastati con la sabbia, un rivo di nuovo trasparente liquido cominciò a fluire».
Ecco la storia del vetro: sorto d’improvviso dalle ceneri, salvando i naufraghi da una situazione di grande pericolo e di stenti. Quasi come una fenice… Certo, è facile notare l’imprecisione della storia: per portare a fusione materiali simili, dicono oggi gli studiosi, sarebbero state necessarie temperature ben più alte di quelle del focolare.