Le varietà di sale colorato e i loro usi in cucina
Per conservare il sale è perfetto un barattolo di vetro chiuso con tappo ermetico: materiale impermeabile, inodore e insapore.
Si fa presto a dire “un pizzico di sale”, ma sapete che ce ne sono tantissime varietà? Può infatti assumere differenti sfumature di colore e sapore in base alle caratteristiche della località e modalità di estrazione e agli eventuali trattamenti a cui viene sottoposto.
Otterrete il meglio dai sali colorati utilizzandoli in grani al momento di servire, per creare contrasti di colore e di consistenza: grani di sale nero delle Hawaii con il rosso del peperoncino o sul bianco del pesce, blu di Persia sui gamberi, rosso su una poke bowl multicolore in stile hawaiano…
Il sale rosa dell’Himalaya è riconoscibile grazie alla presenza di ossido di ferro. La sua è una denominazione puramente commerciale: in realtà viene estratto nella miniera di sale di Khewra, in Pakistan, che si trova in una zona di basse montagne lontana circa 300 km dalla catena himalayana. Contiene anche tracce di calcio e magnesio a causa della composizione del sottosuolo locale. Sta benissimo sul pesce e sulle grigliate.
Il sale rosso delle Hawaii viene anche chiamato anche “Alaea” viene tradizionalmente prodotto sull’isola di Molokai, dove l’acqua dell’oceano Pacifico viene fatta evaporare in appositi impianti con argilla locale (alaea) di origine vulcanica. Nel processo di lenta evaporazione il sale si mescola con l’ossido di ferro dell’argilla, da cui prende il vivido color ruggine. Ottimo sulle patate al forno e sulle carni.
Il raro sale blu di Persia proviene dalla miniera di Semnan, in Iran. Il suo colore azzurro è dovuto alla presenza del minerale silvinite e al modo in cui la luce attraversa la struttura cristallina dei grani. Oltre che cloruro di sodio, il sale blu di Persia contiene anche cloruro di potassio, che gli dà un sentore finale leggermente aspro da provare sui gamberi e sulle verdure. Da usare solo in grani perché se viene macinato il suo colore azzurro diventa pressoché invisibile.
Dell’isola di Molokai è originario anche il sale nero delle Hawaii, che prende il suo colore dal carbone ottenuto dalla combustione dei gusci delle noci di cocco, che gli danno un sapore leggermente terroso. È consigliato su pesce, melanzane, patate, frutti di mare e sull’avocado; divertitevi a intonarlo a cibi o bevande dai colori vivaci.
Il sale grigio di Bretagna è originario delle coste nord-occidentali della Francia e non subisce procedimenti di raffinazione. Contiene argille naturalmente presenti nella zona di raccolta, che gli danno il suo colore tendente al grigio. Generalmente non contiene iodio aggiunto e per questo è considerato ottimo per preparare i cibi fermentati.
Il sale alla liquirizia non è un prodotto della natura, ma un semplice sale marino a grana grossa aromatizzato con polvere di liquirizia: da provare con formaggi giovani, pesce, crostacei, grigliate o il classico risotto allo zafferano!
Il sale si conserva a tempo indeterminato, ma dobbiamo ricordare che è igroscopico e quindi assorbe molto velocemente l’umidità, e con essa aromi e odori. Per conservarlo è perfetto un barattolo di vetro chiuso con tappo ermetico: il vetro è il materiale perfetto perché è impermeabile, inodore e insapore.
E nel caso dei sali colorati… la trasparenza del vetro li trasforma anche in un elemento di decoro in cucina!
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Sasha Carnevali è appassionata di autoproduzione e sostenibilità. Giornalista, copywriter e blogger, condivide ricette e tutorial su www.Cakemania.it. Vi aspetta ogni settimana nelle sue Instagram Stories per l’appuntamento #venerdìvenerde.